Se l’odio per le pennette lisce vince anche la paura del coronavirus

È arrivato anche da noi. Temuto e rispettato come un boss d'altri tempi, il virus più famoso del web è giunto anche in Italia, scatenando una vera e propria psicosi collettiva.

Amuchina come se non ci fosse un domani, mascherine che rievocano gli scenari (quelli sì, apocalittici) delle disastrose ed invivibili megalopoli cinesi. 

Ma poi apro Facebook, quel circo dove da un po’ di tempo ognuno di noi tenta goffamente di sembrare erudito in tutto.

Vedo una foto che mi colpisce, non è la solita foto drammatica.

Non viene nemmeno dalla Cina. 

Sembra un posto dalle luci calde, quasi familiare, dove i ripiani in lamiera verniciata, spogliati dei pacchi di fusilli De Cecco, spaghetti n.5 Barilla o degli involucri semitrasparenti dei paccheri Garofalo, si trasformano nella metafora ideale delle nostre intelligenze: tolto il vestito, niente.

Ora che guardo bene però scorgo i veri sopravvissuti di questa apocalisse.

Quelli che comunque vada, comunque Dada, resteranno lì. Sono i pacchi di pennette lisce.

paura coronavirus

Questa cosa mi ha lasciato davvero perplesso. Possibile che le preferenze d’acquisto possano sopravvivere alla paura del virus? O siamo forse così influenzabili da agire ormai in maniera del tutto irrazionale?

 

Uno davvero preoccupato del virus, comprerebbe anche pennette lisce. Noi no.

 

Per noi l’importante è partecipare.

Non sappiamo ancora a cosa, ma se tutti saccheggiano i supermercati, lo faremo anche noi.

Siamo nell’epoca degli anti-vaccinisti che pretendono carni super-sicure ed imbottite di antibiotici.

Nell’epoca in cui il nostro interesse per la questione ambientale inizia e finisce con un cuoricino sotto un post di una foresta in fiamme.

 

 

Siamo in un’era dove, più che preoccuparci davvero, dobbiamo simulare preoccupazione.

Non abbiamo delle priorità, né tanto meno dei temi a quali teniamo più di altri.

Invece di preoccuparci di alcune cose in particolare, ci teniamo a un po’ di tutto, ma senza troppo impegno.

 

E niente, alla fine di questa speculazione mentale ho pure abbozzato un sorriso, pensando al tizio che per ultimo si sarà recato al supermercato per saccheggiarlo ed avrà trovato solo pennette lisce, e sbottando con un:

Eh no, cazzo. Le pennette lisce no. Vado a morire da uomo!

Sarà tornato indietro per rintanarsi nella sua abitazione, impaurito ed affamato sì, ma almeno non avvelenato dalle pennette lisce.

 

Va bene l’emergenza, va bene saccheggiare i supermercati di beni di prima necessità in attesa dell’apocalisse, va bene pure girare come dei disadattati con la mascherina… Ma le pennette lisce no. Non scherziamo.

 

PS: Per la cronaca, la foto in copertina non è attuale. Quelle persone con la mascherina sul volto è gente di Ercolano che manifesta contro i roghi tossici che flagellano quella terra.

Dove la mascherina, tra un po’, servirà davvero.

 

Un abbraccio.